Monologo in atto unico di e con Giulio Cavalli
testo di Giulio Cavalli
alla chitarra Federico Rama
al pianoforte Ivan Merlini
una produzione Teatro della cooperativa
«Giovanni ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: “Ci sono tante teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello. O quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero. Ma oggi signori e signore, davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti: Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge…”»
Paolo Borsellino a Giovanni Falcone
Sono passati 30 anni, Falcone e Borsellino li commemoriamo eppure non hanno nemmeno finito di raccontarci tutta la loro storia. Ancora non sappiamo chi ha posato i fiori e chi ha posato le bombe.
Non se ne parla più, non ne parlano più. Le mafie sono scomparse dai radar del dibattito pubblico e della politica eppure le operazioni della magistratura raccontano una realtà ben diversa. I mafiosi sono sempre gli stessi: hanno nomi e cognomi (che non vogliono che vengano pronunciati e invece li pronunciamo), sono goffi e imbarazzanti nelle loro storie e nelle loro intercettazioni (che noi leggiamo sul palco, cosa c’è di meglio?) e abitano tranquilli facendo finta di essere buoni cittadini.
Recuperando i canoni dei giullari del ‘500 si percorre la storia delle mafie smontando il presunto onore di presunti boss che si sgretolano di fronte alla risata. Poiché ridere di mafia è il modo migliore per neutralizzarla e poiché praticare la memoria è un dovere, ridere e ricordare sui palchi è il modo migliore per additare le mafie e per provare a sconfiggerle (e costringere chi deve farlo a farlo).
Ridere di mafia è un antiracket culturale. Se la parola funziona significa che tutti hanno in tasca l’arma bianca con cui prendere parte alla battaglia.
Durata 80 minuti circa
Info e contatti promozione@teatroaquilante.it
scheda pdf qui
SA_Il-ridicolo-onore_T.Aquilante_Giulio-Cavalli